Il Gran Premio di Las Vegas ha infiammato il mondo della Formula 1 non solo per lo spettacolo adrenalinico che si è visto in pista, ma anche per le discussioni incendiate fuori dal circuito. Il tema centrale? La possibile squalifica di Lando Norris e Oscar Piastri, a causa del sospetto consumo eccessivo del plank delle loro McLaren, una componente cruciale per la regolamentazione tecnica della categoria.
La normativa FIA impone infatti che il fondo delle vetture sia protetto da una "plancia" di legno, nota appunto come plank, che funge da indicatore visivo per il rispetto dell’altezza minima da terra. Un’erosione superiore a 1 mm indica che la monoposto ha probabilmente viaggiato troppo vicino al suolo durante la gara, offrendo così un vantaggio in termini di grip aerodinamico, ma in violazione del regolamento.
Secondo indiscrezioni provenienti dal paddock, le monoposto di Norris e Piastri sarebbero state oggetto di particolare attenzione da parte dei delegati tecnici, i quali avrebbero rilevato segnali d'usura potenzialmente fuori norma dopo l’arrivo. Un’eventuale squalifica avrebbe ribaltato sia la classifica della gara che il mondiale costruttori, in cui McLaren sta giocando un ruolo sempre più da protagonista nell'ultimo scorcio di stagione.
Ma in cosa consiste precisamente il plank e perché rappresenta un punto così critico nella regolamentazione tecnica della Formula 1? Introdotto negli anni '90 per motivi di sicurezza – soprattutto per mitigare i rischi connessi alle monoposto estremamente basse – il plank deve mantenere uno spessore minimo, e le sue condizioni vengono controllate accuratamente al termine di ogni GP. Un’usura superiore alla soglia può portare direttamente alla squalifica del pilota, come già successo in passato in episodi celebri – si pensi ad Ayrton Senna o Michael Schumacher, vittime di questa regola nelle loro carriere.
Dopo la bandiera a scacchi, le voci si sono rincorse tra i box: Norris e Piastri avrebbero già sentito odore di gravi conseguenze, mentre McLaren si è trincerata dietro un silenzio carico di tensione in attesa delle analisi ufficiali da parte della FIA. In simili casi la difesa della squadra ruota attorno a fattori come danneggiamenti occulti durante il weekend, curve particolarmente aggressive, o la presenza di cordoli anomali che possono accelerare l’usura del legno. Ma le regole, in questo aspetto, sono inflessibili.
Questa vicenda ha acceso nuovamente il dibattito tra addetti ai lavori e tifosi: quanto conta il limite regolamentare rispetto a ciò che lo spirito della competizione vorrebbe? Da un lato c’è la volontà di garantire equità tra le scuderie, dall’altro il rischio di vedere stravolto il risultato sportivo per pochi millimetri. Tuttavia, la severità della regola serve a garantire la sicurezza e a prevenire pericolosissime soluzioni al limite del regolamento da parte dei team.
Va sottolineato che la gestione dell’altezza da terra è oggi una delle chiavi di volta per estrarre il massimo dalle vetture moderne a effetto suolo: bilanciare l’aggressività, soprattutto su circuiti cittadini e nuovi come quello di Las Vegas, diventa un esercizio complesso tra rischio e beneficio. E quando si naviga costantemente sul filo del regolamento, anche piccoli dettagli come la condizione del plank possono trasformare una prestazione da podio in una pesante delusione.
In attesa della decisione finale dei commissari, l’intero circus ha gli occhi puntati su questo caso. Qualunque sarà l’esito, il Gran Premio di Las Vegas resterà nella storia non solo per la sua atmosfera glamour, ma anche per aver rimarcato, ancora una volta, come la Formula 1 sia una miscela alchemica di talento, tecnica e regole ferree. Una lezione da ricordare per team e fan di tutto il mondo.