Il Gran Premio d'Italia 2023 ha acceso i riflettori non solo sulle prestazioni in pista, ma anche sulle strategie di squadra adottate dai team di Formula 1. Uno degli episodi più discussi del weekend riguarda la McLaren, che ha deciso di effettuare uno scambio di posizione tra i suoi due piloti, Oscar Piastri e Lando Norris, incuriosendo e dividendo il paddock su quanto avvenuto e sulle implicazioni future di queste strategie di team order.
Lando Norris, autore di una grande rimonta, si è trovato alle spalle del compagno di squadra durante la corsa di Monza. Il team ha poi scelto di invertire le posizioni tra i due per tentare di sfruttare al massimo il potenziale in pista e offrire la possibilità al britannico di attaccare la Ferrari di Charles Leclerc. Tuttavia, la strategia non ha portato al risultato sperato: Norris non è riuscito a tenere il ritmo necessario per superare Leclerc, rendendo così vano, almeno in termini di classifica, il cambio deciso ai box.
Toto Wolff, team principal della Mercedes, ha espresso perplessità su questa scelta, sostenendo che McLaren abbia creato un precedente “molto difficile” da gestire. Secondo Wolff, intervenire con ordini di squadra in circostanze così delicate può portare a situazioni complicate e a interpretazioni controverse in futuro, aprendo la porta a richieste simili da parte di altri piloti e team in condizioni particolari. Le parole di Wolff hanno acceso un vivo dibattito tra addetti ai lavori e fan sul ruolo e i limiti delle strategie di squadra nell’era moderna della F1.

Negli ultimi anni, la gestione degli ordini di scuderia è cambiata notevolmente. Dopo episodi celebri come “Fernando is faster than you” in Ferrari e le diatribe interne in Red Bull, i team tendono a muoversi con più cautela. L’obiettivo resta sempre il bene della squadra, ma anche la soddisfazione e la crescita dei giovani talenti è centrale, come nel caso di Piastri, alla prima grande stagione in F1. In questo contesto, ogni decisione rischia di fare scuola e condizionare le politiche interne delle scuderie.
Per molti appassionati, l’episodio di Monza rappresenta un perfetto esempio della complessità della Formula 1 moderna: i dati telemetrici, la strategia di gara e l’aspetto psicologico dei piloti sono tutti finemente intrecciati. Un team come McLaren, impegnato a recuperare terreno sui big della categoria, deve valutare con attenzione ogni opzione per massimizzare i punti disponibili. Viene spontaneo chiedersi se le squadre abbiano veramente il controllo totale sugli esiti delle loro scelte, o se il rischio di sbagliare non sia sempre dietro l’angolo.
La reazione dei tifosi non si è fatta attendere: sui social si sono alternati messaggi di sostegno alla direzione McLaren e critiche per aver potenzialmente limitato il risultato di uno dei suoi piloti. Ma il dato più interessante è che questa vicenda conferma quanto sia vivace la Formula 1 anche fuori dalla pista, alimentando discussioni infinite sulle decisioni strategiche e sulle dinamiche tra i piloti.
Guardando al futuro, sarà interessante vedere come altri team gestiranno situazioni simili e se le parole di Wolff influenzeranno un approccio più conservativo o renderanno i direttori sportivi ancora più cauti nel muoversi in scenari strategici raffinati. Una cosa è certa: la F1 continua a offrire colpi di scena non solo per la velocità in pista, ma anche per la profondità e la sofisticazione delle sue tattiche di gara.