Il mondo dell’automobilismo ha perso uno dei suoi protagonisti più poliedrici: Andrea de Adamich, ex pilota di Formula 1 e figura iconica del turismo e dell’endurance, è scomparso all’età di 84 anni. La sua carriera, segnata da passione, tenacia e una significativa versatilità, lo ha reso una leggenda non solo sulle piste ma anche fuori, grazie al suo contributo alla cultura automobilistica italiana e internazionale.
Nato a Trieste nel 1941, De Adamich debuttò nelle corse a metà degli anni ‘60, segnalandosi subito come uno dei più promettenti talenti italiani. Alla guida dell'Alfa Romeo si impose nelle gare di turismo, conquistando il titolo europeo nel 1966. Il suo stile di guida aggressivo ma intelligente lo trasformò in un punto di riferimento e di ispirazione per molti giovani piloti dell’epoca, grazie anche ai suoi successi in vetture come la Giulia Sprint GTA e la 1750 GTAm. Nei campionati di Endurance, come la celebre 24 Ore di Le Mans e la Targa Florio, seppe distinguersi per preparazione tecnica ed equilibrio tattico, elementi fondamentali per ottenere risultati fra i più grandi nomi di quegli anni.
La sua fama si consolidò quando, nel 1968, fece il grande salto verso la Formula 1, la massima espressione del motorsport mondiale. Qui corse per squadre prestigiose come Ferrari, McLaren, March e soprattutto la Brabham, confrontandosi con campioni del calibro di Jackie Stewart, Emerson Fittipaldi e Jacky Ickx. Anche se i risultati statistici – 34 gran premi, quattro punti mondiali – non mostrano tutto il suo valore, De Adamich si guadagnò rispetto nell’ambiente grazie alla sua capacità di adattarsi a macchine spesso poco competitive e a condizioni di gara difficili. Memorabile rimane il Gran Premio di Spagna del 1970 a Jarama, quando colse un brillante sesto posto con la McLaren-Alfa Romeo: un autentico exploit che testimoniava il suo talento naturale.
Accanto ai suoi impegni in Formula 1, Andrea non abbandonò mai l’amore per le gare turismo e le competizioni endurance. Con Alfa Romeo vinse il Campionato Europeo Turismo nel 1971, dimostrando il suo instancabile spirito competitivo e una padronanza tecnica che pochi colleghi potevano vantare. Fu in prima linea anche nello sviluppo delle vetture da corsa dell’Alfa, partecipando attivamente con tecnici e ingegneri nella messa a punto del memorabile V8 3.0 litri. Questa collaborazione portò non solo a successi sportivi, ma anche all’innovazione tecnologica nella produzione di auto da strada delle casa milanese.
La carriera di De Adamich fu purtroppo interrotta bruscamente nel 1973 a causa di un terribile incidente al Gran Premio di Gran Bretagna a Silverstone, dove riportò gravi lesioni alle gambe. Lontano dalle piste, però, non abbandonò mai il motorsport: divenne per decenni un amatissimo commentatore tecnico televisivo, trasmettendo la sua competenza sia agli appassionati che ai giovani piloti. Memorabile il suo ruolo come presentatore della trasmissione “Grand Prix”, in onda per anni sulla televisione italiana, con cui educò e appassionò generazioni al mondo della Formula 1 grazie a racconti avvincenti e analisi minuziose delle gare.
Ma De Adamich fu anche un imprenditore visionario: fondò il Centro Internazionale Guida Sicura di Varano de’ Melegari, contribuendo in modo decisivo alla diffusione della cultura della sicurezza stradale, della guida sportiva e dell’educazione automobilistica in Italia. Il suo impegno ha formato migliaia di automobilisti, piloti professionisti e semplici appassionati, ulteriormente rafforzando il suo ruolo di ambasciatore del motorsport nazionale.
La scomparsa di Andrea de Adamich lascia un grande vuoto nel cuore dei tifosi e di tutti coloro che hanno amato l’automobilismo. La sua storia – fatta di passione, sacrificio e dedizione assoluta – rimarrà fonte d’ispirazione per le future generazioni di piloti e appassionati. Un grazie sentito a un vero gentiluomo delle corse, che ha dato lustro all’Italia sulle piste di tutto il mondo.