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Scopri il Segreto dello Chef che ha Unito i Rivali della F1!

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Nella lunga e affascinante storia della Formula 1, i protagonisti non sono stati soltanto piloti e ingegneri, ma anche figure apparentemente meno visibili che hanno saputo lasciare un segno indelebile nel paddock. Uno di questi personaggi straordinari è stato lo chef Riccardo Becchetti, colui che ha rivoluzionato l’esperienza gastronomica nei box, portando a bordo pista i sapori più autentici della cucina italiana e cambiando per sempre l’atmosfera delle corse tra gli anni ’70 e ’80.

Prima dell’arrivo di Becchetti, la vita gastronomica nel paddock era quasi spartana: cibo confezionato, panini al volo e poca attenzione ai veri bisogni dei piloti e delle squadre, sore soprattutto in quelle trasferte lontane dove le differenze culinarie spesso lasciavano il segno sulla prestazione. Becchetti capì alla perfezione quanto fosse fondamentale offrire pasti genuini, freschi e nutrienti, specie nei weekend intensi della F1, e propose un cambiamento radicale: una vera cucina itinerante, capace di seguire il circus in ogni angolo del mondo.

Fu la scuderia Brabham a credere per prima nel suo progetto. Bernie Ecclestone, allora patron della squadra e futuro volto del management della Formula 1, rimase talmente colpito dalla proposta da spingere Becchetti a seguire la squadra ovunque andasse. Nasceva così la figura del “cuoco da Formula 1”, una novità assoluta per l’epoca, che rappresentò una svolta anche nelle relazioni tra i protagonisti della categoria regina del motorsport.

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Non erano solo i membri della Brabham a godere delle sue prelibatezze. Presto, grazie al passaparola, piloti di diverse scuderie, manager, ingegneri e persino giornalisti iniziarono ad affollare la tenda cucina di Becchetti. Una tavolata di pasta fresca diventava occasione per scambiarsi opinioni, stemperare le tensioni e, talvolta, creare nuove amicizie tra storici rivali. Lo chef italiano riuscì a creare un’area franca all’interno del campo di battaglia che era (e rimane) il paddock di Formula 1.

I suoi piatti, semplici e genuini, riflettevano la tradizione culinaria italiana, ma soprattutto la passione: pasta al pomodoro, lasagna, risotti preparati con ingredienti locali, spesso reperiti dopo avventure rocambolesche nei mercati dei paesi ospitanti. La sua attenzione ai dettagli, dalle porzioni calibrate alla scelta degli ingredienti, fu apprezzata anche dagli atleti più esigenti, sempre attenti alla loro alimentazione e alle prestazioni in pista.

In un contesto spesso segnato dalla competizione esasperata e dalle rivalità accese, la tenda di Becchetti si trasformava in una sorta di ambasciata della convivialità. Non mancarono feste improvvisate, brindisi dopo i gran premi e celebrazioni per vittorie inattese. Il contributo dello chef fu tale che ancora oggi molti lo ricordano come “l’uomo che fece sedere insieme Prost e Senna”, due leggende che proprio davanti a un piatto di carbonara riuscirono per un attimo a dimenticare le tensioni in pista.

Con il passare degli anni, altre scuderie seguirono l’esempio della Brabham, arricchendo il paddock di veri e propri ristoranti a quattro ruote, ognuno con il proprio chef. Tuttavia, la figura di Riccardo Becchetti resta unica nel suo genere, simbolo della capacità tutta italiana di costruire legami, intrecciare storie e rendere l’ambiente della Formula 1 qualcosa di caldo e familiare, anche a migliaia di chilometri da casa.

Oggi, il connubio tra motori e cucina è diventato una delle caratteristiche più amate dagli addetti ai lavori e dai tifosi, che ogni anno si appassionano non solo alle imprese sportive ma anche alla vita dietro le quinte, fatta di storie, aneddoti e, grazie a figure come Becchetti, momenti di autentica umanità a suon di piatti indimenticabili. Il suo esempio mostra che anche un semplice piatto di pasta può avere la forza di cambiare una storia, rendendo la Formula 1 qualcosa di più di una semplice corsa: una vera e propria famiglia unita dalla passione.