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Termina il 17 ottobre 2025 23:59

Scopri il Segreto dei Pit Board in F1: Perché Non Spariscono!

Scopri il Segreto dei Pit Board in F1: Perché Non Spariscono!

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Nel mondo ultratecnologico della Formula 1, dove ogni dettaglio è frutto di avanzate soluzioni ingegneristiche e l’innovazione regna sovrana, può sorprendere scoprire che strumenti tradizionali come le pit board sono tuttora protagonisti nei box dei Gran Premi. Se la radiocomunicazione è diventata uno strumento insostituibile, soprattutto dopo la sua introduzione negli anni ’80, le pit board non solo sono sopravvissute, ma continuano a svolgere un ruolo fondamentale anche nell’epoca della connettività digitale.

Molti appassionati si saranno chiesti perché le pit board – quei pannelli colorati che vengono esposti al pilota ogni volta che passa sul rettilineo principale – siano ancora parte integrante della routine di gara. La risposta va ricercata non solo nella tradizione, ma anche in una serie di motivazioni tecniche e regolamentari che assicurano alla pit board una funzione insostituibile nel complesso scacchiere della F1 moderna.

Uno dei motivi principali risiede nelle norme sportive della FIA: la radiocomunicazione, per quanto avanzata, è soggetta a possibili interruzioni, fallimenti tecnici e interferenze. Inoltre, in alcune situazioni, come problemi di banda o blackout elettronici, l’elemento visivo rappresentato dalle pit board si rivela la soluzione più affidabile e immediata per trasmettere istruzioni vitali.

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Nel corso di una gara, le pit board possono contenere informazioni essenziali come il numero di giri rimanenti, il distacco dal pilota davanti o dietro, la posizione in classifica e, in casi critici, messaggi simbolici codificati che solo il pilota e il suo muretto conoscono. Spesso queste comunicazioni, che devono essere brevi e rapide da assimilare a velocità superiori ai 300 km/h, non possono permettersi il rischio di un’attesa o di malfunzionamenti elettronici.

Ma la pit board ha anche un valore psicologico: vedere il proprio nome sul tabellone porta solidità e, in un certo senso, connette il pilota con il team. È un richiamo visivo costante, un ponte tra passato e presente che ricorda agli uomini in pista che la F1 non è solo calcolo e algoritmi, ma anche umanità e tradizione.

I team inoltre sfruttano le pit board per aggirare – legalmente – alcuni limiti imposti dalla FIA sulle comunicazioni radio. Esistono restrizioni su ciò che può essere comunicato via radio, specialmente riguardo ai consigli sulla performance in tempo reale. Attraverso le pit board si possono inviare codici o segnali che eludono ambiguità regolamentari, mantenendo il pilota sempre aggiornato senza incorrere in sanzioni.

Nei momenti di caos, come durante una Safety Car o una bandiera rossa, dove la tensione è alle stelle e la radio potrebbe saturarsi di messaggi, la pit board resta un’ancora di salvezza. Alcune squadre hanno addirittura sviluppato strategie per le quali, in caso di blackout totale delle comunicazioni audio, vengano già concordati prima della gara messaggi segreti da mostrare sulla lavagna.

In definitiva, nonostante la rincorsa tecnologica, la pit board è l’esempio di come tradizione e innovazione possano coesistere e completarsi reciprocamente. È uno strumento semplice ma ancora oggi sofisticato nella sua efficacia. Un segno che la Formula 1 non dimentica le sue radici, nemmeno quando vola verso il futuro a oltre 300 chilometri orari.