Nel pantheon delle gare di Formula 1 più indimenticabili degli ultimi decenni, il Gran Premio del Canada 2011 occupa sicuramente un posto d’onore. Quella domenica piovosa a Montréal vide Jenson Button compiere un’impresa che ancora oggi fa battere il cuore agli appassionati: una vittoria conquistata all’ultimo giro dopo una gara rocambolesca, piena di imprevisti, penalità, contatti e cambi di strategia continui. Ma quella giornata non segnò solo un trionfo personale per l’inglese, quanto anche un punto di svolta nel modo in cui i team e i piloti affrontano le gare bagnate.
Quel giorno, il Circus della F1 fu sottoposto a una delle più severe prove di adattabilità. Acquazzoni torrenziali, interruzioni per bandiera rossa, incidenti, sorpassi impossibili: sembrava che nulla potesse essere dato per scontato. In questa tempesta, Button, partito dalla settima posizione, fu protagonista di ben sei soste ai box, un contatto con il compagno di squadra Lewis Hamilton, una penalità e addirittura si ritrovò ultimo, con oltre un minuto di distacco dalla testa. Nessuno all’epoca avrebbe scommesso su una sua rimonta, ma la storia aveva in serbo un finale sorprendente.
La vera chiave di quella vittoria fu la capacità di Button, e del suo team McLaren, di interpretare i continui cambiamenti delle condizioni dell’asfalto. Mentre altri piloti restavano bloccati dalla prudenza o sbagliavano il momento per passare alle gomme slick, Button – maestro della guida sul bagnato – fu chirurgico nelle scelte, supportato da una squadra che seppe rischiare nel momento giusto. Il risultato fu una rimonta furiosa, culminata con il sorpasso su Vettel all’ultimo giro, complice anche un errore del tedesco, ormai sotto pressione.
Quell’evento ebbe due enormi conseguenze per la Formula 1 moderna. Innanzitutto, convinse definitivamente team e piloti ad abbandonare la classica “linea asciutta” quando sono presenti tratti bagnati, introducendo una maggiore creatività nella scelta delle traiettorie e nelle strategie ai box. In secondo luogo, cambiò radicalmente l’approccio al rischio: Button dimostrò che, anche in circostanze apparentemente disperate, la perseveranza e la flessibilità possono essere armi decisive. Nei anni seguenti, sempre più piloti e ingegneri si sono ispirati a quella domenica, affinando strategie studiate al millimetro per il cambio gomme e adattandosi rapidamente al mutare delle condizioni.
Ma a rendere epica la vittoria di Button fu anche la gestione emotiva della gara. L’inglese mantenne una calma glaciale, anche dopo gli imprevisti più sfortunati, sapendo restare aggressivo al momento giusto, ma senza mai perdere lucidità. Quel giorno Jenson divenne un riferimento non solo per la guida sotto la pioggia, ma anche per la resilienza mentale necessaria a eccellere in F1.
Dal punto di vista tecnico, il GP del Canada 2011 fu inoltre il banco di prova per tutte le innovazioni successive nel campo delle gomme rain e intermediate. La Pirelli iniziò a trarre preziose informazioni dalla gara per evolvere le proprie mescole da bagnato, rendendole più performanti e affidabili anche nelle situazioni più estreme. Oggi, quando assistiamo a strategie “split” tra i team e a piloti che rischiano la transizione anticipata verso le slick, non possiamo non pensare al coraggio di Button e della McLaren di quell’anno.
Infine, è innegabile che quel successo fu uno straordinario messaggio per gli appassionati: anche quando tutto sembra perduto, nel motorsport può davvero succedere di tutto. Per questo, undici anni dopo, la vittoria di Jenson Button a Montreal continua a ispirare non solo le squadre di F1, ma tutti coloro che amano sport e sfide impossibili. Tornare con la mente a quei giri finali ci ricorda che la vera magia della Formula 1 nasce proprio da queste imprese fuori dall’ordinario.